Stò seguendo con partecipazione ed interesse le supposizioni degli esperti e dei nostri sindacati riguardo all’estate in arrivo. Sento parlare di strutture in plexiglass tra ombrelloni ed ombrelloni, di distanziamento sociale nei ristoranti e nei bar, di bagnini armati di maschere subacquee di ultimissima generazione, di lettini e docce da sanificare ogni qual volta usate.
Indubbiamente aspetto un decreto del governo che faccia chiarezza. Così è complicato iniziare la programmazione di un’estate.
Noi bagnini siamo abituati a individuare probabili nuovi bisogni all’inizio di una stagione, siamo abituati al continuo rischio d’impresa e siamo abituati agli scherzi devastanti del tempo. I cambiamenti sono per noi pane quotidiano. Aspettiamo comunque un regolamento, una via da seguire perché molti sono i rischi a cui andremo incontro. L’arco temporale del nostro lavoro si sta sempre più assottigliando e anche noi vorremmo provare a lavorare. Purtroppo al contrario degli altri, il settembre, per i titolari di stabilimenti balneari è la fine totale degli incassi fino all’anno dopo.
Io credo (e spero) che nel mese di Luglio si possa andare al mare, questo mi auguro. Ma qualcosa ovviamente cambierà. Scommetto che dovremo fare i conti con le mascherine obbligatorie nei pressi dei posti del ristorante e nelle file davanti al bar. Useremo le mascherine anche per l’accesso alle docce e alle toilette. Probabilmente 4 metri come distanza tra un ombrellone ed un altro, saranno sufficienti a garantire sicurezza ai nostri bagnanti e molto dovremmo fare sul servizio fornito ai vacanzieri direttamente all’ombrellone. Potenzieremo l’asporto ed i pasti pre-confezionati se le cucine saranno limitate. Concludendo siamo pronti a cambiare offerte e servizi al solo fine di accontentare i nostri futuri clienti. Non sarà complicato, sarà diverso.
Qualche dubbio onestamente, però, ce l’ho anche io. Mi è complicato pensare a mio figlio sulla spiaggia. Dopo 3-4 mesi senza amichetti, con moltissima energia da spendere, con entusiasmo da esplodere in sudore e bagni rinfrescanti, come farò a chiedergli di rispettare la distanza sociale? Cosa dirò a mio figlio quando toccherà la sabbia? Sono in ansia per questa cosa, riconosco la futilità, ne rimango comunque un pò turbato.
Mi auguro che la pausa estiva non sia dedicata solo alla psiche dei genitori. Come imprenditore di uno stabilimento balneare sto pensando anche a giochi e divertimenti per i più piccoli, che soddisfino le future richieste di distanziamento sociale.
Vorrei comunque spendere due parole all’ottimismo. Ogni tanto sui social, alla televisione, si notano molti differenti modi di affrontare questo virus da parte delle nazioni coinvolte. Noi siamo i più intransigenti nell’affrontare il problema. Questo lo si nota per le persone, per le attività e infine per i servizi. Questo ci permetterà, mi auguro, di avere tra un mese o due più libertà di movimento e di relazioni con i nostri concittadini.
Probabilmente nel giro di due mesi avremo un protocollo di cura per i contagiati più gravi e a fine anno un vaccino per l’intera popolazione.
Per questo chiedo a tutti di non rigettare l’idea di una futura vacanza “Italiana”, come invece propone quella pazza della Von der Leyen. Probabilmente prenotare quest’anno non richiederà, nella maggioranza dei casi, una caparra. Prenotare al mare in questo momento significa avere soprattutto uno scopo a breve termine, una piccola ondata di ottimismo all’attuale stato sconfortante della nostra vita. Sicuramente un aiuto da non sottovalutare.
A breve inizieremo i lavori di manutenzione, non dubitate.
Promettiamo che saremo pronti e presenti, al nostro e al vostro spicchio di mare preferito.
Antonio
