Mio figlio stamani ha iniziato la quarantena preventiva. Hanno trovato nella sua classe due bambini positivi per cui, secondo le nuove disposizioni, la dad sostituirà la lezione in presenza.
Ovviamente tutta l’organizzazione è stata approntata perfettamente da mia moglie, io mi sono limitato solo a preparare il portatile su Meet di Google. Cinque alle nove dovevamo collegarci e così abbiamo fatto. È stato facile ed intuitivo.
Tutto assume un aspetto diverso appena mio figlio si collega e scorge sul video i suoi compagni di classe. Sorprendentemente mi invita ad accomodarmi da un’altra parte. In parole povere mi chiede di andare via. A me, il suo super babbo sorridente e positivo?! Prima di un paio di minuti non capivo cosa fosse accaduto poi ho fatto mente locale: il mio bambino sta crescendo e giustamente non sono più, insieme alla mamma, l’unico centro gravitazionale della sua esistenza.
La scuola per i nostri figli è importante, forgia i nostri ragazzi gradualmente e con gentilezza. Ho sentito la maestra che parlava dolcemente, é brava, lo si apprende fin dalle prime note della voce e da come ha impostato l’appello all’inizio della lezione.
Ho sentito i bambini che all’inizio si sono salutati tre o quattro volte ciascuno, ridevano e la cucina di casa nostra per un po’ è diventata rumorosa come una classe delle elementari.
Sentirlo parlare in inglese, richiedere la parola alla maestra, condividere scoperte con i suoi amichetti è stato come un tuffo al cuore. A dirla tutta ho sentito come una sensazione ad essere sempre più presente nella vita del mio “tigrotto”, perché tanto i bambini se la creano ugualmente la loro strada. Con o senza di noi. Il percorso è solo più naturale se condiviso in armonia e amore insieme alla famiglia.
Ammetto di scrivere banalità e scrivendo tali affermazioni non faccio altro che ammettere tutto il bene che voglio al mio piccolo Nico. Ma non ci posso fare niente sono un babbo sdolcinato come tanti altri, semplicemente innamorato perso di suo figlio.
Antonio