Sono passati circa 9 anni da quando nel 2012 con mia moglie acquistammo la nostra attuale casa in campagna, lontano dalla città, dai servizi e dalle comodità. La nostra decisione scaturì dalla volontà di impegnare il nostro tempo in maniera più fruttuosa e per dare uno scossone positivo alla nostra vita.
Erano già 6 anni (dal 2006) che provavamo ad avere figli ma questi, malgrado mille sforzi di ogni tipo, non arrivavano. Pensammo perfino all’adozione e riuscimmo a prendere anche l’autorizzazione dal tribunale dei minori di Firenze, pertanto la casa in campagna ci sembrò ideale per costituire un nuovo nucleo familiare.
Comprammo “la casetta dei pastori” in territorio aperto, completamente da ristrutturare. Un rudere per dirla tutta, fortunatamente con mia moglie la scelta fu unisona e concorde. Quattro mura ed un tetto mezzo diroccato, un pezzo di terra incolto non ci demotivarono, tutt’altro. Spendemmo più di quello preventivato. I nostri genitori forse accusarono il colpo ma non si opposero. La chiamammo casa “podere40”.
Miracolosamente 3 anni dopo l’acquisto della casa, nel 2014 nacque nostro figlio (grazie alla grande determinazione di mia moglie) per cui la casa era già pronta, il giardino rigoglioso, piante, alberi e fiori erano già colorati e perfetti, ci pareva finalmente di essere immersi nel sogno più sperato. Io cominciai a piantare 3 piante di tutto: 3 olivi, 3 albicocchi, 3 cipressi, tutto in onore del regalo inaspettato che il destino volle donarci. Il numero 3 era diventato un numero fortunato.
Quando mio figlio cominciò finalmente a camminare e a correre fu uno spasso vivere all’aria aperta. Le fronde degli alberi ci ristoravano dal sole estivo e l’erba morbida del giardino attutivano le cadute infinite del bambino. Io mi divertivo a tagliare l’erba a cavalcioni del mio trattorino e mia moglie si rilassava annaffiando l’orto e le piante. Nico ha cominciato ad adorare gli alberi.
Ma la vita è strana e utilizzando un termine “campagnolo”, non è sempre tutto rose e fiori, i problemi in campagna sono noti a tutti: per mia moglie sono le zanzare, le formiche e il pavimento sempre sporco, per me sono la distanza dal supermercato, dall’ospedale e dai parenti. Ognuno di noi immagina il proprio nido coniugale come vuole, chi lo ama in periferia, chi in centro e chi come noi a contatto con la natura. Purtroppo per questo ultimo aspetto non ci sono compromessi pertanto se ami davvero il quieto vivere, un semplice giardino in città non riesce veramente ad appagarti.
I problemi principiarono qualche anno dopo, inaspettati si insidiarono velocemente nelle nostre menti e quando le necessità cominciarono a farsi davvero sentire e la pesantezza del vivere lontano dalla cosiddetta civiltà emerse improvvisa, si crearono i presupposti della cessione. Decidemmo sciaguratamente di affidare la vendita ad un intermediario, pensando di fare il meglio per la nostra famiglia. Avvicinarsi ai genitori ci sembrava inevitabile. Seppur attanagliati da tanti dubbi, fummo bravi e lungimiranti a respingere tutte le offerte allettanti che ci proposero. Con mia moglie decidemmo dopo 8 mesi di non vendere più e ritirammo la casa dall’agenzia immobiliare. Fu una scelta intestina e molto complicata. Di lì a poco scoppiò la pandemia covid 19.
Adesso non potremmo vivere in altro luogo. La nostra casa è diventata la nostra compagna di vita, il nostro rifugio e la nostra forza invisibile: usciamo all’aria aperta senza mascherine, passiamo parte del nostro tempo libero coltivando l’orto, giocando a pallone e mangiando la nostra insalata in veranda, davanti alle colline maremmane. Quando invitiamo qualcuno a casa nostra lo facciamo durante il giorno, ci piace pensare di far passare ai nostri invitati, una spensierata giornata di natura e d’aria buona. Onestamente stiamo valutando se cominciare a prendere anche qualche animale, cani, gatti, loci e conigli. Sarebbe bello e interessante, ci permetterebbe inoltre di immergerci ancora di più in questo contesto naturale, con la speranza che il tempo scorra più serenamente possibile.
A mio figlio di 7 anni qualche giorno fa chiesi per gioco e curiosità se fosse stato felice di cambiare casa ed avvicinarsi alla città. Mise le dita sulle labbra e chiese: “ci sono alberi nella casa nuova?” No risposi, ci sono solo nelle strade e nei parchi vicino a casa. ”No babbo, disse, mi piace più casa mia!!”
Non siamo ancora pronti per la città, nessuno di noi tre.