Le case chiuse a Grosseto, come in tutta Italia, furono definitivamente serrate con la legge Merlin alla mezzanotte del lontano 28 febbraio 1958.  Negli anni ’50 a Grosseto, le “case con persiane chiuse” erano site in via Mascagni, via Leoncavallo e via De Barberi.

Secondo la ricostruzione di Benito (il mio intervistato), molto popolari e conosciuti a Grosseto erano il villino Rosa e il villino Azzurro, dove il primo era quello dei prezzi alti e il secondo quello con i prezzi più economici. Ma sempre nella zona ne esistevano altri due, per un totale di 4.

Le ragazze erano soprannominate le “quindicine” perché ogni quindici giorni venivano sostituite. Vicino a piazza de Maria, appena arrivate con la “corriera”, venivano visitate dalle infermiere al cospetto delle Maîtresse e se ritenute sane e idonee, inserite nei vari villini a seconda delle caratteristiche fisiche, intellettuali e psicologiche (secondo Benito erano poche quelle non accettate). Prima di entrare nei villini però sfilavano sotto le mura, fino a piazza del sale, per attirare attenzioni al cospetto di tutto il capoluogo.

Le Maîtresse del villino Rosa e Azzurro di Grosseto si chiamavano in ordine Zina e Messalina.

Le ragazze erano quasi tutte italiane, in minoranza spagnole e francesi, ma una volta arrivò anche una ragazza di colore, fu una delle poche a rimanere per un mese intero vista la grande richiesta di prestazioni (Benito racconta che c’era una fila, ogni sabato, con più di 50 persone).

Attorno ai villini era sempre pieno di gente, le persone non si nascondevano. Sulle panchine aspettavano uomini e ragazzi di tutti i ceti della società. Carrozze, cavalli e vetturini erano sempre davanti all’entrata, persone che discutevano di politica e divertimento e poi, prima di entrare “pisciavano lungo la siepe” (perché dentro non era permesso). Le autorità passavano dalle entrate secondarie, ma il giovedì, giorno del mercato, scendevano gli agricoltori ed i contadini delle campagne, per cui le file si trovavano su entrambe le entrate.

Nei pressi dei villini nessuno si annoiava.

Poi inizia a raccontarmi dell’interno: ” Appena avevi il denaro, circa 500 lire, bussavi alla porta, ti aprivano e ti facevano accomodare nel salotto. Poi arrivavano le ragazze mezze nude libere da impegni, sceglievi e te le portavi in camera. Giunti alla camera da letto ti facevano spogliare, te lo <guardavano> bene, ti lavavano con cura e ti sdraiavano sul letto.”

La prestazione durava 15 minuti totali, e quando e se suonava il campanello, si poteva “far la doppietta”.

Grosseto sessant’anni fa. Sembra preistoria!